- la rapida rimozione dal territorio italiano delle
bombe nucleari Usa B-61 e la non-installazione delle nuove B61-12 e di
qualsiasi altra arma nucleare;
- l’uscita dell’Italia dal gruppo di paesi che, nella
Nato, «forniscono all’Alleanza aerei equipaggiati per trasportare bombe
nucleari, su cui gli Stati uniti mantengono l’assoluto controllo, e
personale addestrato a tale scopo» (The role of NATO’s nuclear forces);
- l’uscita dell’Italia dal Gruppo di pianificazione
nucleare della Nato, in base all’Articolo 18 del Trattato Onu che permette
agli Stati parte di mantenere gli obblighi relativi a precedenti accordi
internazionali solo nei casi in cui essi siano compatibili col Trattato.
I parlamentari che hanno firmato tale impegno appartengono ai seguenti gruppi: 95 al Partito democratico, 89 al Movimento 5 Stelle, 25 ad Articolo 1-Mdp, 24 a Sinistra italiana-Sel, 8 al Gruppo misto, 2 a Scelta civica.
Nel dibattito alla Camera, il 19 settembre scorso, solo i gruppi Sinistra italiana-Sel e Articolo 1-Mdp hanno chiesto la rimozione delle armi nucleari dall’Italia, come prescrive il Trattato di non-proliferazione, e l’adesione al Trattato Onu.
Il Movimento 5 Stelle ha chiesto al governo solo di «relazionare al Parlamento sulla presenza in Italia di armi nucleari e dichiarare l'indisponibilità dell'Italia ad utilizzarle».
La Lega Nord ha chiesto di «non rinunciare alla garanzia offerta dalla disponibilità statunitense a proteggere anche nuclearmente l'Europa e il nostro paese».
Il Partito democratico – con la mozione di maggioranza approvata nella stessa seduta anche con i voti di Gruppo misto, Scelta civica, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Alternativa popolare, Democrazia solidale – ha impegnato il governo a «continuare a perseguire l'obiettivo di un mondo privo di armi nucleari» (mentre mantiene in Italia armi nucleari violando il Trattato di non-proliferazione) e a «valutare, compatibilmente con gli obblighi assunti in sede di Alleanza atlantica, la possibilità di aderire al Trattato Onu». Il Governo ha espresso «parere favorevole» ma il giorno dopo, insieme agli altri 28 del Consiglio nord-atlantico, ha respinto in toto e attaccato il Trattato Onu.
I parlamentari di Pd, Gruppo misto e Scelta civica, e quelli del M5S, che hanno firmato l’Impegno Ican differenziandosi dalle posizioni dei loro gruppi, devono a questo punto dimostrare di volerlo mantenere, promuovendo con gli altri una chiara iniziativa parlamentare perché l’Italia firmi e ratifichi il Trattato Onu sulla proibizione delle armi nucleari.
Lo deve fare in particolare Luigi Di Maio, firmatario dell’Impegno Ican, per la sua posizione rilevante di candidato premier. Aspettiamo di vedere nel suo programma di governo l’impegno ad aderire al Trattato Onu, liberando l’Italia dalle bombe nucleari Usa e da qualsiasi altra arma nucleare.
(il manifesto, 19 novembre 2017)
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